C’era una volta l’officina del gas

C’era una volta l’officina del gas

"La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano" (Italo Calvino)

Lo skyline di Bologna è notoriamente riconoscibile dalle storiche torri medievali e dall'avveniristico Fiera district di Kenzo Tange. Fra questi due tipi di manufatti realizzati a grande distanza di tempo ne sono sorti altri che si sono aggiunti al caratteristico skyline bolognese. Fra questi spicca un gioiello dell'architettura industriale, testimone muto di oltre un secolo di storia. È il gasometro Man. Recentemente ristrutturato, ogni sera, al tramonto, si colora di blu, di verde e di magenta, i colori del marchio Hera. Recuperato dopo anni dal suo pensionamento, è, oggi, il simbolo del nuovo quartier generale della Multiutility emiliano romagnola.

La sede centrale di Hera sorge in quella che una volta era l'area dell'officina del gas bolognese, restituita al territorio dopo un'accurata opera di rigenerazione urbana.  Un progetto che ha trasformato questo ex comparto industriale, in un centro vitale e polifunzionale, con servizi destinati ai dipendenti dell'azienda e ai  cittadini. Il sottosuolo, completamente bonificato dai residui della precedente attività industriale, ospita ora due livelli di parcheggi interrati. In superficie, immersi in una grande area verde, ci sono gli uffici del Gruppo ma anche una academy, una tensostruttura per convention ed eventi.  L’area è inoltre fornita di colonnine per la ricarica delle auto elettriche.

La riqualificazione ha permesso di conservare, rinnovandola, una zona nel cuore della città, che connette la ferrovia e i viali di Bologna, a poco più di 300 metri da Porta San Donato, da dove si sviluppa l'università più antica d'Europa.

Ma cosa c'era prima in questa area?

L'epoca dei gasisti

L'introduzione del gas a Bologna fu un'innovazione che oggi definiremmo "disruptive", frutto di un complesso procedimento chimico simile a quello di una raffineria petrolifera.

La prima officina del gas nacque a Bologna nel 1846 fuori porta San Donato. Il prodotto finale era ottenuto attraverso la distillazione del carbon fossile, che veniva poi distribuito tramite una rete di tubature sotterranee.

Una seconda officina venne impiantata nel 1862 in zona Mascarella. È proprio qui che nel 1930, per esigenze di stoccaggio, venne costruito il gasometro Man: una delle strutture più all'avanguardia dell'epoca.

Il lavoro incessante dei gasisti diede una nuova qualità della vita ai bolognesi, specie con l'arrivo del gas metano, negli anni '60, quelli del boom economico.

Il metano, più sicuro e più pratico, soppiantò completamente il vecchio gas. I bolognesi poterono cucinare e riscaldarsi senza usare il coke, carbone la cui polvere nera penetrava ovunque, macchiava le mani, sporcava il moccolo dei bimbi. L'ultimo forno per la sua distillazione fu spento esattamente il 7 ottobre 1960.

Bologna divenne il primo tra i grandi centri urbani a metanizzare completamente le proprie condutture.

Fu allora che le officine del gas vennero definitivamente dismesse. E con loro il gasometro Man, appena qualche anno più tardi.

Negli anni ’70 si provvide a costruire nuovi impianti di stoccaggio. Negli ’80 si completarono le centrali nei nuovi punti di consegna per la città: tre nuove grandi porte da cui arrivava il gas a Bologna: Frullo, San Sisto e Dozza.

Guardando alla sede di Hera com'è oggi e pensando a cosa c’era neanche 60 anni fa non sembra vero. Un salto futuristico, inimmaginabile a quei tempi. Eppure, la tettoia del coke, il gasometro, la vecchia officina sono ancora lì: simboli di una stagione memorabile e ancora oggi protagonisti, con nuove funzioni, dell’estetica urbana e della comunità cittadina.

Articolo pubblicato il: 27/02/2020